Patrimonio

 

Un Museo Diocesano possiede peculiarità sue proprie, dato che estremamente speciali sono i manufatti che accoglie: si tratta, infatti, di opere che hanno un alto valore estetico e storico-artistico, ma che hanno avuto (e in qualche caso continuano ad avere) una vita dello spirito, poiché sono legate al culto, alla devozione, alla fede.
Si distingue per importanza il monumento Montaperto (1469-1484), già nella Cattedrale, costituito da un gruppo di statue che comprendono il Redentore, la Vergine, i quattro Evangelisti, la Santa Caterina, le quattro Virtù cardinali, che sostenevano l’arca sepolcrale del vescovo Giovanni Montaperto. Commissionato a Domenico Gagini, è considerato dagli studiosi il capolavoro della maturità del grande scultore.
Altri esempi della grande statuaria sono riferiti a nomi noti come quello di Ignazio Marabitti, che ha realizzato un elegante Sant’Ignazio proveniente dall’omonima chiesa ed un Christus Dolens in alabastro carnicino.
Sempre dalla crollata volta della Chiesa di Sant’Ignazio provengono gli affreschi di Domenico La Bruna (1669-1763), oggi staccati ed esposti nella Galleria Pinacoteca, insieme alla collezione della quadreria.
La carrozza del vescovo Antonio Salomone (1845-1857) e la portantina del vescovo Carmelo Valenti (1858-1882) sono interessanti testimonianze della vita curiale dei secoli scorsi.
La grande Sala degli Argenti accoglie poi un “tesoro” costituito da argenti e paramenti sacri, più di cento opere di arte liturgica (croci, reliquiari, pissidi, ostensori) che datano dall’età medievale ai nostri giorni, a partire dalle pregevoli grandi croci astili di Salemi e Mazara (la prima firmata e datata in epigrafe) appartenenti ai secoli XIV e XV, e con un forte nucleo di opere di età barocca.

 

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